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Risorsa Famiglia ha sviluppato in questi anni progetti e azioni mirate sempre al bene comune, all’integrazione sociale, all’inclusione sempre mediante il coinvolgimento in rete di istituzioni, realtà culturali, organismi associativi.
Introduzione
L’esperienza della maternità è centrale per la donna che la vive e la sua famiglia. Esperienza che spesso, oggi, lascia emergere un’ombra, una sofferenza del materno che racconta della solitudine sociale con cui si affronta questo grande cambiamento e della difficoltà ad accettarne le complessità e a poterne parlare apertamente. E’, questa, una vera e propria rimozione del sociale che ha spesso privilegiato una visione idilliaca del materno, relegandone la sofferenza nelle zone emarginate della malattia psichica (ancora oggi si parla di depressione post-partum anche solo per designare gli adeguati momenti di stanchezza, perdita di senso, solitudine e scoraggiamento di una madre).
Associato a ciò, viene oggi a mancare quella “rete” naturale di persone (donne nella maggior parte dei casi) che, in altre culture o anche nella nostra fino a qualche anno fa, sosteneva e si stringeva in modo naturale attorno alla famiglia, alla donna ed al nuovo nato, creando un vero e proprio cerchio di donne che si faceva carico di consentire una serena maternità. La donna è oggi, al contrario, sola nel gestire non solo i propri vissuti (di donna, di madre, di coppia …), ma anche le incombenze pratiche della gestione quotidiana.
Se ciò è vero per le donne italiane, si pensi alle implicazioni di ciò sulle donne migranti, in special modo provenienti da società tradizionali, nelle quali la maternità è affare collettivo, preso in carico dall’intera comunità. Il disorientamento di queste donne è enorme, specialmente in occasione dell’arrivo del primo figlio, e dà vita ad un quadro di disturbi relazionali che possono arrivare a creare nel bambino uno sviluppo tardivo del linguaggio, scarsa comunicabilità fino a gravi ritardi cognitivi, con enormi difficoltà nel momento dell’inserimento nell’ambiente scolastico che li accoglie.
Contemporaneamente a ciò, anche nelle donne italiane si crea molto spesso un grave scollamento tra la possibilità della donna di essere madre come crede e sente di poterlo fare ed il suo essere donna, con impegni, lavoro, relazioni e vissuti che spesso non vengono accolti e legittimati.
Si possono dunque osservare due reazioni estreme a tutto ciò: la decisione di essere madre totale, tralasciando qualsiasi altro spazio di sé, o, al contrario, la delegittimazione di sé come madre in quanto, ad esempio, donna lavoratrice che disinveste totalmente l’area del materno.
Ecco perché si avverte oggi la necessità di restituire alla donna la riflessione e la presa di coscienza del proprio essere donna e madre, che va accompagnato con la diffusione di una cultura di empowerment e di relazioni tra donne che possano dare vita a nuovi percorsi, incontri e spazi in cui potersi ripensare. Ciò riguarda non solo la relazione con il bambino e tra i vari membri familiari, ma anche la relazione con l’esterno, non ultimo il tema della conciliazione famiglia-lavoro.
Nel momento in cui una madre recupera e mantiene un profondo contatto con se stessa ed il proprio essere donna, ella stessa si riscopre risorsa attiva e creativa non solo per il proprio bambino, ma anche per la società ed il mondo lavorativo.
L’idea che ci guida è che la maternità, come archetipo del femminile, risveglia l’aspetto della Creatività e della possibilità di far nascere nuove idee, soluzioni, visioni di sé e nuove energie che, riscoperte e rimesse in circolo, possono nutrire la donna, il bambino, la coppia, la famiglia e la comunità e le reti in cui la donna è inserita. La maternità, dunque, come area di ricostruzione, rinascita e rivivificazione di rapporti e strategie su ampio raggio.
Nel momento in cui alla donna è consentito di fare questo passaggio (che passa proprio dalla possibilità di farsi carico delle luci e delle ombre dell’esperienza della maternità, senza negazioni o rimozioni), allora è lei stessa a nutrire la comunità, che a sua volta si riscopre comunità accudente, madre delle madri, consentendo un circolo virtuoso di accoglienza del nuovo.
Finalità generali, destinatari e Risultati attesi
La finalità generale del progetto si pone nell’ottica di una presa in carico completa dell’esperienza della maternità. Un’azione che vuol essere occasione per interrogare e chiamare in causa non solo la donna e la donna madre, ma anche le famiglie, le comunità in cui esse sono inserite, con le loro pratiche educative e di presa in carico del bambino, ed infine il mondo del lavoro con il quale l’esperienza della maternità spesso si scontra. Ecco perché il progetto agisce su tre livelli:
- La Donna – la Donna come madre, donna in relazione con il suo bambino, nella diade primaria, ma anche donna nelle sue altre molteplici sfumature, il cui mantenimento e spazio è fondamentale per la salute della donna e del suo essere madre.
- In particolare i servizi sono rivolti a:
- Donne italiane
- Donne migranti
- La Famiglia – Famiglia come sistema che si prende cura e si relaziona con il bambino e con la donna, sistema che necessariamente si ristruttura all’arrivo del bambino, andando spesso incontro a crisi e cambiamenti che possono essere vissuti come traumatici. In particolare, uno sguardo particolare va alla cura della relazione di coppia, sia come coppia genitoriale, sia come coppia affettiva.
- In particolare i servizi sono rivolti a:
- Famiglie e coppie italiane
- Famiglie e coppie migranti
- Madri sole
- La Comunità (Comunità come gruppo sociale o relazioni di cui fa già parte la donna, o comunità come gruppo sociale o relazioni da costruire. Comunità anche intesa come risorse sul territorio per la madre e il bambino. Infine, implicazione profonda delle aziende e delle strutture in cui la donna lavora o in cui potrebbe avere sbocchi professionali).
- In particolare i servizi sono rivolti a:
- Reti di donne che si sostengono vicendevolmente
- Professionisti che vorrebbero occuparsi del maternage del bambino (baby-sitter)
- Aziende e mondo del lavoro
- Comunità migranti e comunità d’accoglienza
Ci si attende dunque:
- La creazione di uno spazio che possa essere punto di riferimento del territorio in merito alla questione “donna, maternità, famiglia e comunità”.
- La generazione di spazi di riflessione e incontro che consentano di ripensare la donna madre ed i suoi rapporti con la comunità ed il mondo del lavoro.
- La facilitazione dell’accesso alla consultazione in merito a disagi o questioni sulla maternità, in particolare per le donne migranti.
- La formulazione di riflessioni, attività e buone pratiche in tema di conciliazione maternità-lavoro
- La possibilità di rimettere in moto le risorse della donna, della famiglia e della comunità in tema di maternità ed educazione
- La possibilità di riportare la donna ad essere protagonista della scelte relative alla gestione del proprio essere madre e donna.
Strumenti utilizzati
Gli strumenti utilizzati sono creati sulla base della riflessione e delle metodologie non solo cliniche, ma anche psico-sociali, che sottolineano l’aspetto del gruppo e dell’incontro con l’altro come luogo elettivo di riflessione e di ricostruzione di sé. In particolare, si utilizzeranno i seguenti strumenti clinici e psico-sociali:
- La consulenza psicologica;
- Il focus group;
- Il gruppo in generale nelle sue potenzialità di cambiamento e creazione di nuove soluzioni;
- La ricostruzione delle reti informali;
- Lo spazio d’incontro e confronto misto madre-bambino;
- Gli spazi di formazione;
- Il lavoro della psicologia del lavoro e della pedagogia della conciliazione con le aziende;
- La consultazione etnoclinica e gli spazi informali di ascolto e confronto.
Aree di intervento
Nell’ottica di una visione integrale e complessa del fenomeno della maternità, si è pensato ad un intervento che riguardi le tre grandi aree di seguito delineate:
- Area del Materno individuale – volta alla cura della relazione tra madre e bambino, madre e famiglia, coppia genitoriale, famiglia e bambino, famiglia e società.
- Area del Materno allargato – volta alla creazione di servizi per l’appoggio alla presa in carico del bambino da parte della famiglia ed alla stimolazione delle risorse della rete di madri che spesso si organizzano da sé in reti informali, se sono inserite in una comunità.
- Area del Materno socialmente Creativo – strategie ed interventi con e per il mondo del lavoro e per favorire il processo creativo insito nel materno.
(Svoltosi in collaborazione con la nostra associazione dal 2012 al 2015)
Il Festival Mangiastorie ha avuto l’obiettivo di promuovere tra bambini, ragazzi e famiglie la fruizione della lettura e dell’arte in forma libraria [letteratura e illustrazione] come percorso di formazione e come cammino evolutivo personale.
Il Festival Mangiastorie ha visto aver luogo incontri nelle scuole guidati da grandi autori e illustratori di libri per l’infanzia e appuntamenti, conferenze, laboratori e spettacoli per la cittadinanza tenuti da artisti, pedagogisti, studiosi, giornalisti e musicisti di fama internazionale.
Durante il Festival era inoltre prevista presso la Sala Consiliare del Comune di Gussago l’apertura della Libreria di Mangiastorie, dove sarà possibile acquistare i volumi presentati dagli autori presenti al Festival.
La manifestazione si è svolta grazie al patrocinio ed al contributo dell’amministrazione di alcuni Comuni della Franciacorta che hanno ospitato nel tempo alcune iniziative e si è poi esteso territorialmente.
Il Festival ha ricevuto il patrocinio dell’UNESCO.
Obiettivo generale
- Promuovere la creatività contemporanea, i nuovi linguaggi e le forme innovative di diffusione delle arti e della cultura che consentano una maggiore aggregazione sociale, che contribuiscano a rivitalizzare i territori e che rafforzino il senso di appartenenza dei cittadini alle proprie comunità.
- Incentivare attività di promozione e sperimentazione artistica e culturale proposte dalle nuove generazioni.
Questo nell’ottica di favorire il pieno sviluppo della personalità dei cittadini e il progresso civile e culturale della comunità lombarda, in particolare nei Comuni coinvolti, aumentandone a medio/lungo termine l’occupabilità e le potenzialità di reddito tramite il potenziamento delle abilità di literacy e la promozione dell’attitudine alla lettura nel tempo libero tra i minori e le famiglie dei Comuni in questione.
Il Progetto nasce come azione non solo per le famiglie, ma con le famiglie cioè con tutti i suoi membri. L’intento è quello di individuare e valorizzare i “talenti” delle famiglie, le risorse che esse possiedono per rafforzarne le capacità di intervento, promuovendo inoltre lo sviluppo di reti tra famiglie, non solo per sostenersi vicendevolmente nei vari ambiti della vita quotidiana, ma anche per incontrarsi e sviluppare relazioni e comunità. Oltre a forme di sostegno concreto per le famiglie, si mirerà dunque a valorizzare il loro protagonismo nella costruzione di azioni sociali, attraverso una logica di co-progettazione con i servizi sociali, le imprese sociali, le istituzioni attraverso una metodologia che valorizzi il contributo dei diversi soggetti coinvolti, in un’ottica di servizi ampia e differenziata.
Nuclei familiari che non presentano particolari problemi, possono infatti entrare in crisi in qualsiasi momento a causa delle difficoltà che devono quotidianamente affrontare (precarietà del lavoro, conciliazione dei tempi di vita e tempi del lavoro, peggioramento della situazione economico-finanziaria, etc.).
Il progetto dunque si orienta fondamentalmente per le tutte famiglie nel concreto del loro quotidiano, aiutandole ad essere “più forti” e consapevoli del proprio ruolo fondamentale nella società.
Attività previste per il raggiungimento degli obiettivi specifici
Le attività previste sono di ascolto, formazione e fortificazione delle risorse presenti nelle famiglie generando successivamente, in forma mirata, lo sviluppo di iniziative e relazioni interfamiliari e promuovendo l’attivazione di gruppi di auto-mutuo aiuto.
Aree di attività sempre simultaneamente presenti:
- Accoglienza e ascolto delle famiglie: non solo la verifica di una richiesta o di un bisogno ma, in particolare, la misura delle risorse ed il loro incanalamento.
Questa area contiene un costante monitoraggio di necessità reali e delle risorse individuate tra le famiglie che si avvicineranno al luogo “Punto Famiglia” scelto per l’attuazione del progetto. In questa area saranno comunque attivabili, in momenti diversi, alcune consulenze di base quali: psico- pedagogica, pediatrica, geriatrica, mediazione familiare e culturale, ecc. - Percorsi di supporto e accompagnamento nelle varie fasi di vita familiare.
- Progettazione della vita di coppia: azioni e significati.
- Genitorialità e tutela della famiglia.
- Crescita e accompagnamento genitoriale dei figli.
- La condizione anziana in famiglia.
Questi percorsi sono stati originati come valore dalle parole chiave “trasversalità”, “(empowerment) potenziamento”, “partecipazione”, “responsabilità” evidenziate e sottolineate nell’incontro pubblico tenutosi il 27 febbraio 2010 a conclusione del corso di formazione “Sviluppo delle politiche familiari” voluto dal Comune di Brescia che ha visto coinvolti istituzioni pubbliche del comune di Brescia, Provincia, realtà associative. Sono i paradigmi di precisi interventi mirati che questo progetto ha fatto propri costruendosi sull’affermazione “la famiglia rimane una risorsa vitale per la società”.
Numerosi sono i limiti e i bisogni che molte famiglie vivono per ragioni diverse (difficoltà di conciliare i tempi della famiglia con le necessità e gli impegni lavorativi extradomestici, difficoltà connesse alle “fatiche” dell’essere genitore e contemporaneamente figli di genitori anziani, gravi e/o improvvise malattie, ecc.), nonché il ruolo oggi ancora debole e compresso della donna, oggetto, tra l’altro, nei momenti di crisi – come l’attuale – delle prime espulsioni dal mondo del lavoro con le conseguenti ricadute di disagio sociale sulle proprie famiglie. Il progetto I Care Famiglia ha proposto un percorso di identità e qualificazione sui temi della cura per la famiglia con l’intento di:
- rispondere ai bisogni di cura, assistenza e accudimento delle famiglie attraverso figure familiari opportunamente formate e motivate;
- valorizzare il ruolo di risorsa della donna nella famiglia e per la famiglia creando azioni di aggregazione e solidarietà;
- offrire la conoscenza della famiglia italiana oggi nei suoi ruoli, compiti e funzioni alle donne italiane e non, anche come occasione di integrazione culturale.
Sono stati attuati una serie di incontri e laboratori modulari. L’acquisizione, da parte delle donne che hanno completato il percorso di formazione, del ruolo consapevole e responsabile raggiunto in merito ai bisogni di assistenza e cura delle famiglie e alle attività di “care giving”, è divenuto reale obiettivo attraverso:
- attività e servizi di assistenza e cura direttamente proposti alle famiglie (baby sitting, accompagnamento e accudimento agli anziani e domestico)
- consapevolezza del ruolo della famiglia nella società italiana quale ulteriore strumento di attenzione intergenerazionale e di vera integrazione culturale.
La realizzazione del Progetto ha contribuito concretamente alla prevenzione del disagio e dei fattori sociali di rischio grazie alla formazione di figure qualificate e riconosciute nel contesto del Comune di Gussago.
Ha inoltre incentivato la nascita della Cooperativa L’intreccio (www.lintrecciocooponlus.it) e dell’Associazione Colore Etnico di catering multietnico (www.coloretnico-associazione-gussago.org).
La Famiglia è da sempre riconosciuta quale caposaldo del nostro sistema sociale, portatrice di bisogni, istanze di sostegno, ma anche di molteplici – e per molti versi inaspettate – risorse.
Il sistema di welfare del nostro Paese sembra sempre più orientarsi verso una razionalizzazione dell’offerta in funzione dei bisogni portati dai differenti stakeholders, lasciando – in questo modo – pericolosamente scoperte “nicchie” di bisogni, quantitativamente circoscritte, ma qualitativamente molto importanti per i soggetti coinvolti ed il loro sistema di rete famigliare e/o parentale; allo stesso modo, si manifestano “zone grigie” di bisogni (non più sano, ma non totalmente malato) ai quali il nostro sistema dei servizi fatica a trovare adeguate soluzioni.
Al tempo stesso, per sua natura, il “lavoro di cura” fatto da professionisti prevede che la famiglia faccia la sua parte, una parte molto rilevante. Alcuni hanno parlato, al riguardo (De Sandre, 1978), di interdipendenza di sistema tra famiglia e servizi.
I familiari vanno dunque considerati non come abusivi interlocutori, bensì come attenti e scrupolosi collaboratori sul campo. I professionisti della cura devono servirsi di loro, perché scrutano e deducono in un modo così costante e capillare che nessun altro è in grado di fare e perché a fianco della scienza medica, deve costruirsi una coscienza etica, morale – profondamente sottesa ad una condizione fisica di precarietà e debolezza – che poi non è “semplicemente” altro che il significato della dignità umana, dove l’anima si confonde con il corpo (Napolitano F., 2006).
Molto spesso però il farsi carico del lavoro di cura nei confronti di un proprio familiare affetto da una patologia invalidante, permanente o meno – carico che ricade in larghissima misura sulle spalle delle donne – significa stravolgere la vita stessa di molte famiglie.
Il Progetto nasce dall’esigenza di favorire sul territorio di Brescia lo sviluppo di una rete d’interventi – a gestione solidaristica e basati su processi di auto-mutuo aiuto – che vedano, come recita il titolo del progetto, le famiglie al centro della cura: dal recarsi a casa di una persona malata, all’accogliere a casa propria una persona in difficoltà, sempre con la finalità di offrire un sollievo, anche solo parziale e momentaneo, ai suoi familiari che spesso si sentono soli ed abbandonati al loro destino, senza nessun tipo di conforto e sostegno.
Obiettivi
- Offrire un servizio di counselling psicosociale, al singolo o all’intero nucleo famigliare, per affrontare lo stroke (il momento di crisi) che si trovano a fronteggiare.
- Promuovere una rete d’intervento tra famiglie attraverso le forme dello sick-sittering a domicilio, adozione temporanea, banca del tempo.
- Offrire un servizio di tutoring assistenziale, per sostenere i caregivers nella presa in carico domiciliare del congiunto o del parente.
- Sviluppare nuove forme d’intesa tra famiglia, servizi di cura ed assistenza, medici di base, al fine di costruire una “comunità curante” che si faccia carico dei processi di cura ed assistenza delle fasce più deboli della popolazione.
Il progetto “Il mio zaino” intende esprimere nel titolo il sentimento di affetto contenuto nella rappresentazione del proprio zaino da parte di ogni studente… un po’ come fosse un compagno di viaggio che spesso accompagna trasversalmente la vista scolastica anche nel passaggio da un ciclo al successivo, uno zaino di cui non ci si può privare, anche se sporco e pieno di scritte… Allo stesso tempo vediamo lo zaino come bagaglio che uno studente si porta con sé ed all’interno del quale può trovare delle risorse. Il progetto infatti attraversa trasversalmente i diversi ambiti del percorso formativo a partire dalla scuola primaria sino ad arrivare alla secondarie di secondo grado.
La trasversalità diviene ricchezza del progetto nel momento in cui le esperienze fatte nelle scuole secondarie sono diventati punti di partenza per gli attori del progetto per definire il “bagaglio” da fornire già nella scuola primaria.
La scelta della trasversalità inoltre fa riferimento al ritenere particolarmente a rischio i momenti di passaggio dalla elementare alla media e dalla media alla superiore. In quest’ottica il progetto si va ad arricchire delle possibili connessioni ed interazioni tra i diversi istituti coinvolti per ordine e grado.
Al fine di affrontare il fenomeno della dispersione scolastica si intende fare affidamento alla partnership fra enti e associazioni: l’Associazione Risorsa Famiglia, la Cooperativa “Il Calabrone”, la Parrocchia di San Giacinto. Questi enti si occupano, a diverso titolo, di ragazzi e delle loro famiglie, di dispersione scolastica, di orientamento e di servizi/progetti educativi. Il seguente progetto intende consolidare la rete, valorizzare l’esperienza insieme condotta e sulla base di una analisi del fabbisogno realizzata sugli esiti delle iniziative avviate, offrire nuove proposte da esplorare insieme, diversificando la rete degli istituti disponibili e sperimentando una trasversalità in verticale dalle elementari alle scuole superiori per meglio sostenere i percorsi dei ragazzi. I nodi della rete scolastica si ampliano includendo così diversi istituti secondari di primo e secondo grado, la scuola primaria: II istituto Comprensivo di Brescia (Primarie Calini e Manzoni – Secondaria I grado Mompiani), Ipsia Moretto, Itc Lunardi, Ipsia Foruny, Itis Castelli.
Finalità
Finalità del progetto è il contenimento delle cause che possano generare situazioni di difficoltà scolastica per bambini preadolescenti e adolescenti con attività di carattere preventivo rivolte ai minori e di sostegno alle famiglie.
Obiettivi
- Favorire processi di prevenzione/contenimento/recupero della dispersione scolastica, trasversalmente ai diversi gradi di istruzione.
- Favorire processi di rappresentazione e anticipazione del futuro dei ragazzi nella scuola media e nei territori/parrocchie attraverso percorsi di orientamento e sostegno, individualizzato e/o di gruppo, che aiutino a contenere paure, preoccupazioni e a mobilitare energie nella costruzione dei percorsi di vita e di scelta del percorso scolastico.
- Offrire spazi di ascolto, riorientamento e/o consolidamento nei percorsi scolastici intrapresi, attraverso il sostegno di strumenti, luoghi e professionalità diverse con l’obiettivo di rimettere in moto risorse bloccate.
- Sostenere la formazione di competenze negli adulti, genitori, insegnanti, operatori del tempo libero, di ascolto, progettazione, tutoring nei percorsi di assunzione di responsabilità dei ragazzi.
(Proposto nell’ambito di intervento previsto dall’art 5 della L.R. 23/99 ”Politiche Regionali per la famiglia-anno2007”)
Il Progetto si pone come finalità quella di attivare nella nostra città una Banca del Tempo, con particolare attenzione alla crescita ed educazione dei figli. L’esigenza è quella di favorire sul territorio di Brescia – partendo dalla realtà territoriale dei quartieri San Polo e Buffalora – lo sviluppo di una rete di solidarietà e sostegno tra le famiglie, attraverso:
- lo scambio di servizi che i partecipanti offrono/chiedono e dove il corrispettivo della transazione – liberato da ogni equazione economica – corrisponde ad ore rese disponibili;
- la diffusione di una cultura della solidarietà e dell’educazione dei figli attraverso la costituzione di una rete sociale stabile di famiglie;
- il valorizzare il confronto con realtà a noi non-affini, senza pregiudizi, per rendere le differenze (culturali, etniche, generazionali, ecc.) elemento di ricchezza.
Si è scelto di partire da un territorio che presenta, al tempo stesso, elementi di problematicità – quale è la realtà di San Polo – ma anche di coesione sociale – la frazione di Buffalora – in quanto riteniamo possa favorire avvio dell’iniziativa, che resta per sua natura rivolta a tutta la cittadinanza.
Obiettivi
- Promuovere e gestire una BDT (Banca del Tempo) quale supporto e solidarietà fra le famiglie, offrendo nuove possibilità di relazione tra genitori che passino attraverso lo scambio di prestazioni gratuite che si trasformano in ore di tempo.
- Sviluppare capacità d’ascolto e comprensione circa i bisogni espressi e latenti dei propri figli, partendo ed implementando il processo di scambio e condivisione del tempo: babysittering, sostegno scolastico, custodia e gestione tempo libero, ecc.
- Evidenziare domande e bisogni espressi ed inespressi dalle famiglie, cui la BDT non riesce a dare risposta e per le quali è necessario favorire lo scambio con altri servizi e/o percorsi di sostegno.
Sviluppare nuove forme di collaborazione e reciproco sostegno tra famiglia, scuola, associazionismo ed Ente locale al fine di costruire una comunità educante che si faccia carico dei processi di crescita dei giovani.
Il titolo del Progetto intende esprimere la finalità trasversale alle diverse azioni di offrire opportunità ai ragazzi, nella scuola ed al di fuori di essa, di poter guardare sé, i propri compagni, i significati attribuiti alla scuola. L’idea di “Rewind” come strumento con il quale posso “fermare il nastro della mia storia, dei miei vissuti, delle mie relazioni” e riguardarlo per potergli attribuire nuovi significati. “Fermare il nastro” si concretizza nella scelta di raccontare a qualcuno (sia esso psicologo, educatore, insegnante, coetaneo o volontario) che accoglie, che ascolta ed eventualmente restituisce alcune immagini. Il raccontare negli spazi individuali o raccontarsi all’interno delle classi diviene poi un raccontare a sé ….“rivedere il nastro”. Il potersi guardare a “scorrimento lento” aiuta a soffermarsi su alcuni frammenti che possono essere riconosciuti risorsa per le scelte e motivazioni future anche in ambito scolastico.
Al fine di affrontare il fenomeno della dispersione scolastica si intende fare affidamento alla partnership fra enti e associazioni: l’Associazione Risorsa famiglia, la Cooperativa “Il Calabrone”, le Parrocchia di San Zeno con la nuova adesione della Parrocchia di San Giacinto. Questi enti si occupano, a diverso titolo, di ragazzi e delle loro famiglie, di dispersione scolastica, di orientamento e di servizi/progetti educativi. Il seguente Progetto intende consolidare la rete, elaborare la strada e la esperienza insieme condotta e sulla base di una analisi del fabbisogno realizzata sugli esiti delle iniziative avviate, offrire nuove proposte da esplorare insieme, potenziando la rete degli istituti professionali presenti in città disponibili ad essere coinvolti, a collaborare per meglio sostenere i percorsi dei ragazzi. I nodi della rete scolastica si ampliano includendo così diversi istituti secondari di secondo grado: Ipsia Moretto, Ipc Sraffa, Ipc Golgi, Ipssar Mantenga e Itc Lunardi.
Obiettivi
- Favorire processi di prevenzione/contenimento/recupero della dispersione scolastica, in specifico nella scuola media e nei primi due anni degli istituti professionali, attivando tutte le risorse possibili, fra le quali i ragazzi stessi
- Intercettare, ai confini della scuola, fuori dai cancelli i ragazzi che “bruciano”, monitorare quantità e qualità del mancato accesso alla scuola, esplorare più in profondità le ragioni dello “stare nei pressi della scuola” anche fisicamente senza riuscire a sceglierla come percorso costruttivo;
- Favorire processi di rappresentazione e anticipazione del futuro dei ragazzi nella scuola media e nei primi anni della scuola superiore attraverso percorsi di orientamento e sostegno, individualizzato e/o di gruppo, che aiutino a contenere paure, preoccupazioni e a mobilitare energie nella costruzione dei percorsi di vita e di scelta del percorso scolastico
- Costruire percorsi e occasioni di accompagnamento dei ragazzi che si incontrano per strada e nella scuola verso i servizi rivolti agli adolescenti (consultorio, informagiovani, scuole), attivando i ragazzi stessi come risorsa, un educatore nella scuola e insegnanti mediatori–scolastici
- Affiancare e sostenere i ragazzi in strada e a scuola attraverso una presenza informale mirata all’ascolto dei loro bisogni, nella ricerca di risposte al bisogno espresso di tempo libero, di sport, di informazione, favorendo l’assunzione di un ruolo di protagonisti delle iniziative (ad esempio tornei di calcio, piuttosto che produzione di filmati…, iniziative per ragazzi costruite dai ragazzi).
- Sostenere la formazione di competenze negli adulti, genitori, insegnanti, operatori del tempo libero, di ascolto, progettazione, tutoring nei percorsi di assunzione di responsabilità dei ragazzi.
- Offrire spazi di ascolto, riorientamento e/o consolidamento nei percorsi scolastici intrapresi, attraverso il sostegno di strumenti, luoghi e professionalità diverse con l’obiettivo di rimettere in moto risorse bloccate.
La famiglia viene indicata da più parti come primo luogo di educazione: certamente l’influenza che la famiglia ha sui propri membri è decisamente importante e non senza conseguenze, sia positive che negative.
Non ci riferiamo solo all’educazione dei figli, ma all’educazione di ogni suo membro, dai genitori ai figli nelle loro relazioni interne ed esterne; educare per la famiglia significa innanzitutto “autoeducarsi” per essere modelli significativi, senza per questo trascurare l’educazione rivolta ai più giovani.
Oggi la famiglia – anche questo è un concetto ampiamente sperimentato da ciascuno di noi – è un’istituzione fortemente in crisi, scarsamente sostenuta da scelte politiche coerenti, su cui si riversano grandi aspettative di cura e sostegno verso i giovani.
Il contesto sociale della città di Brescia – ma ciò vale anche, più in generale, per l’intera realtà nazionale italiana – è attraversato dai seguenti fenomeni di rilievo:
- La caduta delle forme tradizionali di associazionismo politico/partitico – cui le associazioni dei genitori erano affiliate – ha prodotto in questi ultimi anni, in particolare nella scuola, ad un progressivo impoverimento delle associazioni dei genitori tradizionali, nella loro base sociale territoriale – pur rimanendo attivo il livello provinciale, regionale e nazionale – e contemporaneamente alla crescita di forme di associazionismo di fatto nelle singole istituzioni scolastiche e al consolidarsi di comitati di genitori prodotto delle rappresentanze degli organi collegiali e spesso dalla vitalità di gruppi di genitori presenti e partecipi a livello locale/circoscrizionale.
- La faticosa tenuta e vitalità – presente in alcune aree territoriali – delle rappresentanze dei genitori eletti negli organi collegiali della scuola, pur in presenza di una cornice normativa in continua attesa di una riforma promessa ma finora non realizzata intorno al ruolo degli organi collegiali nella scuola.
- La riforma del sistema formativo ha disegnato il nuovo profilo della scuola di base e della scuola superiore; all’interno di questo contesto le famiglie sono chiamate ad operare scelte che possono incidere sui livelli istituzionali, ma a tutt’oggi non si profila chiaramente il ruolo delle rappresentanze dei genitori e dei genitori come espressione della comunità locale.
- L’Ente locale – attraverso la legge 285 prima e la volontà del governo cittadino poi – ha favorito negli anni la crescita di servizi per genitori, servizi educativi e formativi, che hanno sostenuto e sostengono il ruolo genitoriale nella complessità odierna, con particolare attenzione alle realtà della scuola primaria ddella scuola secondaria di primo e secondo grado.In questo quadro si inserisce la creazione di uno Spazio Famiglia, da realizzare presso la Cascina Botà di Brescia ed affidato dal Comune – nell’ambito delle attività del Piano di zona – alle associazioni “Risorsa Famiglia” ed al “Forum Provinciale delle Associazioni Famigliari”.
Il progetto nasce quindi dall’esigenza di favorire sul territorio di Brescia – attraverso processi di formazione e sensibilizzazione – lo sviluppo di sistemi di cooperazione, integrazione che sostengano e promuovano la famiglia e le famiglie quale soggetto sociale, attraverso:
- processi di auto-mutuo aiuto;
- la diffusione di una cultura della solidarietà attraverso la costituzione di una rete sociale stabile di famiglie;
- la nascita ed il sostegno di associazioni di famiglie.
Obiettivi
- Sensibilizzare i cittadini rispetto al ruolo della famiglia nella promozione di migliori abilità educative nella comunità locale.
- Offrire visibilità a quelle famiglie che si vanno associando informalmente nei territori per costruire reti di solidarietà e sostegno, attraverso un censimento e un archivio dati.
- Promuovere e gestire un luogo di supporto e solidarietà tra le famiglie, offrendo nuove possibilità di relazione tra genitori.
- Evidenziare domande e bisogni delle famiglie e quindi progettare e attivare percorsi educativi specifici e servizi.
- Sviluppare nuove forme d’intesa tra famiglia, scuola, associazionismo ed Ente locale al fine di costruire una comunità educante che si faccia carico dei processi di crescita dei giovani.
- Costruire un nodo nella rete fra le associazioni di famiglie, che possa favorire scambio di informazioni, sportello di accoglienza di bisogni, di aiuto e di protagonismo.
Parrocchia di S. Giacinto, Brescia
Tipologia: 6 incontri mensili (2a o 3a domenica di ogni mese)
Destinatari: genitori di tutti i ragazzi (scuola media e prime superiori)
Temi:
- Rapporto genitori-figli (2 incontri)
- Figura del preadolescente e quella dell’adolescente (2 incontri)
- Fuga dalla famiglia e dalle istituzioni civili e religiose (2 incontri)
Spazio Famiglia ragazzi e genitori contro il drop-out nel biennio scuola superiore
Incontri e spazi per la consulenza educativa sulla prevenzione e il sostegno dello specifico problema del drop-out, destinati a genitori e figli della scuola superiore, per la durata dell’intero anno scolastico, realizzati in collaborazione con le scuole e coordinati da esperti.
In occasione dell’anno Internazionale per le Famiglie, incontri e celebrazioni sul ruolo sociale ed etico della famiglia.
È stato ulteriormente aggiornato il Sistema Bibliografico per la Famiglia.
Nuova, dunque, la ricerca dei materiali e delle pubblicazioni editoriali selezionate sui temi della genitorialità, del rapporto con le problematiche relazionali e psicologiche inerenti le età dei nostri figli, le evoluzioni adolescenziali e le complesse dinamiche di ricerca di ruoli ed identità dei giovani.
La formazione di una identità familiare orientata al sociale e alla coppia come momento di attiva determinazione del principio di solidarietà, sono parte di progetto di attività formative inserite nei tradizionali percorsi di preparazione al matrimonio.
Incontri e spazi per la consulenza educativa destinati a genitori nel biennio scuola superiore, per la durata dell’intero anno scolastico, realizzati in collaborazione con le scuole e coordinati da esperti.
Tipologia: 4 incontri x 2 cicli
Destinatari: genitori in procinto di nuova nascita; neogenitori.
Temi:
- Apertura alla genitorialità da moglie e marito a madre e padre.
- L’attesa del figlio ed il primo anno di vita.
- Lo sviluppo psico-affettivo e l’educazione alle regole. L’equilibrio difficile tra il sì ed il no.
- L’avvio alla socializzazione ed il rapporto tra fratellino e sorellina per imparare a vivere tra gelosia, invidia e rivalità.
Progetto realizzato con il Comune di Brescia e la Regione Lombardia in partenariato con ADASM-FISM e le Associazioni dei Genitori Age ed Agesc.
Sempre nell’ambito del valore della comunità attraverso interventi di formazione e sensibilizzazione con il coinvolgimento di realtà associative e istituzioni, questo progetto ha prodotto una serie di conferenze tematiche per la riflessione ed il coinvolgimento dei genitori sul rapporto intergenerazionale, le problematiche adolescenziali e giovanili, la valenza sociale della scuola.
Lo “Spazio Laboratori” è il terreno dove sono stati poi sviluppati i momenti di confronto sull’educazione, i ruoli e le necessità. Lo “Spazio Consulenza” ha completato anche in questo caso il percorso, come nel format del progetto precedente, mediante l’attenzione alle specifiche richieste dei genitori ed il servizio di supporto dedicato.
Progetto realizzato con il Comune di Brescia e la Regione Lombardia in partenariato con ADASM-FISM e le Associazioni dei Genitori Age ed Agesc.
Lo Spazio Genitori è un progetto estensivo che pone la comunità come luogo di incontro, dialogo e crescita. Le attività programmate hanno previsto:
- una serie di conferenze tematiche “Spazio Conferenze” per guidare i genitori ad alcuni interrogativi stimolanti sulla crescita, la natura individuale e le esperienze del bambino della scuola dell’infanzia.
- un ricco calendario di incontri nello “Spazio Laboratori” per offrire ai genitori un luogo dove condividere con altri genitori la quotidianità educativa, e le comuni preoccupazioni. Gli incontri, organizzati in gruppi, sono condotti da un esperto.
- uno spazio per la consulenza educativa dove i bisogni dei singoli genitori/nuclei famiglia hanno trovato ascolto, sostegno e momenti di verifica dedicata e personalizzata mediante la presenza di due esperti in luoghi riservati opportunamente messi a disposizione.
Legge 285
Comuni di Brandico, Dello, Mairano, Longhena, Barbarica
Nella programmazione di questo progetto abbiamo inteso puntare da un lato sulla continuazione del Centro di ascolto come spazio utile ai problemi della persona, dall’altro sull’attivazione (attraverso una formazione mirata sulla scuola, sulle parrocchie e sul territorio) di una aggregazione di genitori formata e predisposta a costruire risposte concrete (secondo il principio della sussidiarietà) alle esigenze delle famiglie nel territorio. Entrambe sono state la continuazione di un progetto di Centro famiglia della nostra Associazione che in alcuni paesi è stato oggetto di precedenti esperienze.
Comune di Ghedi
La mediazione familiare è un percorso per definire i rapporti familiari conseguenti al rapporto dei coniugi. Un sostegno per costruire le condizioni indispensabili per esercitare responsabilmente la propria genitorialità. La presenza di esperti (mediatori familiari) di tematiche legate alla famiglia e al divorzio, consente alla coppia di comprendere e decidere le eventuali modalità di separazione in autonomia dal contesto giudiziario. Gli incontri previsti con i mediatori familiari sono stati preordinati con schede di valutazione realizzate nei primi contatti con la segreteria.
(convenzione) Comune di Manerbio
Un servizio di nido flessibile interamente progettato per le famiglie, con la loro diretta partecipazione. Gli spazi individuati hanno tenuto conto delle quotidiane esigenze di interazione con i bambini; la presenza di figure professionali (educatrici, psicologa, ecc.) accanto a quella dei genitori definisce piani di azione, criteri educativi e un sistema di tutela delle problematiche individuali e di relazione dei piccoli ospiti. Orari, flessibilità e costi estremamente vantaggiosi sono inoltre obiettivi del progetto.